04/03/1953
Processo Chiabodo per omicidio aggravato - 1° grado
Descrizione
Nadir Chiabodo è imputato per omicidio aggravato, rapina aggravata, oltraggio a pubblico ufficiale.
Il pubblico ministero è Vincenzo Tacconi, gli avvocati Chabod e Salza rappresentano rispettivamente la sorella e i genitori della vittima. Il presidente della Corte è Aquila. La pubblica accusa sostiene la tesi dell’omicidio a scopo di rapina e chiede l’ergastolo. Mentre Chiabodo, che nel corso degli anni dà diverse versioni del movente del delitto, in questo primo processo afferma di aver ucciso Angela Cavallero in seguito ad un litigio. Afferma di aver conosciuto la donna nel 1952 a Torino alla festa dell’Unità, al parco Michelotti (fatto che viene negato dai conoscenti di Cavallero), di averla rivista per caso a Courmayeur e di essersi dato con lei un appuntamento per un incontro amoroso sfociato in una lite quando Cavallero si era accorta che Chiabodo portava al dito la fede nuziale. Chiabodo l'avrebbe quindi pugnalata e avrebbe preso il braccialetto, l’orologio e il portafoglio per simulare una rapina.
La difesa sostiene la semi infermità mentale dell’imputato, forte della perizia psichiatria del dottor Porta, direttore del manicomio giudiziario di Reggio Emilia, mentre la controperizia del medico legale Giorgio Canuto ritiene l’imputato capace di intendere e di volere.
La difesa ricorrerà in appello invocando la semi infermità mentale, ribadendo che nella famiglia di Chiabodo sono presenti diversi casi di malattia mentale.
Grado
1°
Luogo
Aosta
Estremi cronologici
03/03/1955 – 07/03/1955
Data di detenzione
21/09/1953
Sentenza
Condanna a 24 anni di reclusione per omicidio aggravato, a 5 anni e quattro mesi e 80.000 lire di multa per rapina, a quattro mesi per oltraggio a un agente di custodia, e a quattro anni di libertà vigilata. La pena complessiva è dunque di 29 anni 8 mesi, di cui tre condonati perché vengono riconosciute le attenuanti generiche.
Luogo di detenzione
Torre dei Balivi, Aosta. Viene trasferito alle Nuove di Torino il 9 gennaio 1955
Pubblicazioni e/o Fascicoli archivistici collegati
Chiabodo condannato a 29 anni e 8 mesi (ID: 3384)
«Così ho ucciso Angela Cavallero» (ID: 3652)
Esemplari

03/03/1955
Il padre e la sorella di Angela Cavallero entrano in aula il primo giorno del processo a carico di Nadir Chiabodo
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03/03/1955
La sorella, il padre e il cognato di Angela Cavallero il giorno dell'inizio del processo a carico di Nadir Chiabodo
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05/03/1955 | Gazzetta del Popolo | 04/03/1955
Il cellulare che trasporta Nadir Chiabodo in carcere attorniato da una folla di curiosi davanti al Palazzo di Giustizia
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08/03/1955 | Gazzetta del Popolo | 07/03/1955
Alessio Cavallero conforta la figlia dopo lo svenimento seguito alla lettura della sentenza al processo contro Nadir Chiabodo
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08/03/1955 | Gazzetta del Popolo | 07/03/1955
Nadir Chiabodo ascolta la sentenza di condanna
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04/03/1955 | Gazzetta del Popolo | 03/03/1955
Il padre e la sorella di Angela Cavallero entrano in aula il primo giorno del processo a carico di Nadir Chiabodo
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04/03/1955 | Gazzetta del Popolo | 03/03/1955
Il presidente della Corte al processo Chiabodo
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04/03/1955 | Gazzetta del Popolo | 03/03/1955
Nadir Chiabodo si copre il volto durante il processo
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04/03/1955 | Gazzetta del Popolo | 03/03/1953
Il padre e la sorella di Angela Cavallero in tribunale
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02/03/1955
Nadir Chiabodo, all'ingresso del Palazzo di Giustizia, cerca di nascondersi di fronte ai flash dei fotografi
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marzo 1955
Il pubblico del processo Chiabodo si accalca sulle scale del tribunale in attesa di entrare in aula
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marzo 1955
La sorella della vittima, Anna Maria Cavallero, svenuta alla lettura della sentenza, viene confortata dai suoi familiari
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04/03/1955
L'avvocato di parte civile Salza insieme a Nerina Revel, testimone decisiva nell'arresto di Nadir Chiabodo
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04/03/1955
Il cellulare che trasporta Nadir Chiabodo in carcere attorniato da una folla di curiosi davanti al Palazzo di Giustizia
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04/03/1955
I giudici popolari del processo Chiabodo: Garbagnati, Sierin, Carrel, Faltot, Mascarello, Gal (da sinistra)
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07/03/1955
Nadir Chiabodo lascia il tribunale scortato dai carabinieri dopo la sentenza di condanna
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04/03/1955 | Gazzetta del Popolo | 1954






























