Strage nella cascina Simonetto, Villarbasse (TO), 1945
Descrizione
Pietro Lala, conosciuto con il falso nome di Francesco Saporito, Giovanni Puleo, Francesco La Barbera e Giovanni D’Ignoti, siciliani emigrati a Torino (“napoli”, come li si chiamava ai tempi) decidono di compiere un furto nella più ricca cascina della campagna di Villarbasse, nel torinese, la Simonetto, che il proprietario, l’avvocato Massimo Gianoli, sta riorganizzando dopo la guerra. Saporito vi ha lavorato per qualche tempo, poi, pochi giorni prima del crimine, si è licenziato, mostrando a tutti di aver ricevuto una lettera che lo richiamava a Cassino, da cui diceva di provenire, per riscuotere i proventi della vendita di un terreno che aveva ereditato. In realtà ha già progettato il furto, coinvolgendo tre compaesani di Mezzojuso. La sera del 20 novembre i quattro si incontrano al bivio Sangano-Reano e si dirigono a piedi alla cascina, dove si trovavano quella sera il proprietario Massimo Gianoli, la sua governante sessantenne Teresa Delfino, altre due domestiche più giovani, Fiorina Maffiotto e Rosa Martinoli, il fittavolo Antonio Ferrero con la moglie Anna Varetto e il cognato Renato Morra, che era stato partigiano durante la guerra, e il nuovo lavorante che aveva preso il posto di Saporito, Marcello Gastaldi. I ladri si dividono i compiti: Lala/Saporito con D’Ignoti si reca negli appartamenti di Gianoli e Puleo con La Barbera nella cucina dei fittavoli. Hanno con sé due pistole, una di proprietà di Lala e l’altra ricevuta in prestito dal cognato di La Barbera, Antonio Tacchetti, e con le pistole intimano ai presenti di spostarsi in cantina. Lala viene però riconosciuto dalla governante e la risoluzione dei quattro banditi è allora immediata: tutti i presenti devono essere uccisi. Ad essere risparmiato, forse perché si ritiene che non sia in grado di identificarli, è solo il nipote del fittavolo, di due anni, che dorme in cucina. Dalla cantina le vittime vengono portate ad una ad una, con le mani legate con del fil di ferro, in giro per la casa nel tentativo di ricevere indicazioni su possibili nascondigli di denari e preziosi e poi condotte nei pressi del fienile dove, a testa coperta, sono colpite con un lungo bastone – uno di quei pali che si infilano sui bordi dei carri per trattenere il fieno –, e gettate ancora vive in una cisterna. «Se ne andavano in pace, come pulcini, senza lamentarsi», ricorderà Giovanni Puleo durante un interrogatorio. Dei blocchi di cemento accumulati in cortile e usati per pressare il foraggio vengono legati alle caviglie per zavorrare i corpi sul fondo della cisterna. La morte sarà per tutti per asfissia da annegamento. Tra le vittime si contano anche i mariti delle due domestiche che, non vedendo rientrare le mogli, erano andati a cercarle alla cascina: Gregorio Doleatto e Domenico Rosso. I quattro criminali scappano quindi con un bottino di 49.000 lire ciascuno, abiti, salumi, parte dei quali non esitano a mangiare già sulla via del ritorno, e gioielli, tra cui due orecchini strappati dai lobi delle orecchie di Delfino. La mattina seguente il giovane Alfredo Garrone che quotidianamente prima dell’alba sul suo sidecar sale alla cascina per caricare i bidoni del latte da distribuire in paese, trova le luci della cascina ancora spente e un insolito silenzio, fatta eccezione per il muggire delle mucche che non erano state ancora munte, e dà l’allarme.
Tipologia
Modus Operandi
Movente
Data
20/11/1945
Luogo
Villarbasse (TO)
Ambiente
Autori riconosciuti
Lala Pietro (ID: 1165)
Complici
Vittima/e
Gianoli Massimo (ID: 1168)
Ferrero Antonio, fittavolo
Varetto Anna, moglie di Ferrero
Morra Renato (ID: 2132)
Delfino Teresa, governante di Gianoli
Maffiotto Fiorina, domestica
Martinoli Rosa, domestica
Doleatto Gregorio, marito di Fiorina Maffiotto
Rosso Domenico, marito di Rosa Martinoli
Gastaldi Marcello, lavoratore giornaliero
Relazione autore/vittima
Sospettati e primi indiziati
Fiandacca Carmelo
Morra Renato (ID: 2132)
Morra Carlo, fratello di Renato Morra
Morra Pietro, fratello di Renato Morra
Investigatori
Marshall, capitano del comando militare alleato
Maugeri, dott. della squadra mobile
Losco Armando, sottotenente dei carabinieri
Conto Giacomo, brigadiere
Cipolla, carabiniere
Fontana, carabiniere
Spalatro, carabiniere
Leproni, capitano
Cipri, maggiore
Fascicoli e/o Pubblicazioni collegate
Note
«Villarbasse cascina fatale / nella vasta padana pianura / chi si ferma a guardar le sue mura / presto un segno di croce si fa. / Con le mani arrossate di sangue / li derubano e poi come vedi / sospingendoli avanti coi piedi / in un pozzo li gettano giù./ Non c'è traccia, neppure un indizio / la questura non sa come fare / Ma chi è morto non può più parlare / gli assassini scoprire non può.» Così la composizione di un cantastorie ricorda la strage.
