Crimine

Omicidio di Serafina Gaspari e Rosalia Gorret da parte di Pietro Money, Nus, 1907

Descrizione
Il 24 novembre del 1907 nel paese di Nus vengono ritrovati i cadaveri di Serafina Gaspari e Rosalia Gorret, figlia e madre strangolate rispettivamente nel cascinale dove abitavano e nel fienile. Il responsabile del delitto viene individuato nel marito di Gaspari, Pietro Money, che aveva lasciato la moglie e si era trasferito a Parigi e che avrebbe commesso il delitto con la complicità del padre della sua amante, un vicino di casa delle due donne, Antonio Simone Chabloz.
Modus Operandi
Movente
Data
22/11/1907
Luogo
Nus
Autori riconosciuti
Money Pietro (ID: 2790)
Complici
Vittima/e
Gaspari Serafina (ID: 2788)
Gorret Rosalia (ID: 2789)
Relazione autore/vittima
Sospettati e primi indiziati
Gaspari Serafina (ID: 2788)
Fascicoli e/o Pubblicazioni collegate
Note
Nel dicembre 1907 il giornale «Mont Blanc» dà la notizia in seconda pagina senza fotografie. È, a questa data, un giornale di quattro pagine tutte di testo. Torna sulla notizia un anno dopo nel giugno 1908 con un articolo dal titolo Il dramma di Nus in seconda pagina sempre senza foto. Le autorità hanno infatti riaperto l'istruttoria sul caso arrestando Money e lo zio Chabloz, entrambi condotti nelle carceri di Torino. Sul numero del 26 giugno si dà notizia del suicidio di Money. Anche «La Duché d’Aoste» affronta il caso subito dopo l'omicidio con un articolo in seconda pagina senza fotografie e poi torna sull'evento a distanza di un anno dando in un trafiletto la notizia del suicidio di Money. Si sostiene che Money abbia ucciso la moglie per potersi risposare. Le notizie vengono date dai due giornali in modo molto sintetico e sobrio. Nel 1909 a ridosso della sentenza contro Chabloz «La Stampa» ripercorre tutto il caso nel lungo servizio, senza fotografie, di Cini, L’atto d’accusa della duplice tragedia domestica di Mazod in Valle d’Aosta. Un adultero strozza la moglie e la suocera e si uccide. Lo zio dell’omicida e padre dell’amante è sospetto di istigazione e complicità, «La Stampa», 30 giugno 1909, p. 4.