La Corte d’assise è composta da: dott. Raffaele Ruggiero, presidente estensore; dott. Mario Neri consigl. d'appello; e dai giudici popolari Maggiorino Cerrato, Luigi Micheletto, Attilio Salamano, Giuseppe Francone, Aldo Albano. Fra gli avvocati della difesa figurano: Casella, difensore di La Barbera; Romagnoli, difensore di Antonino D'Ignoti (fratello di Giovanni); Mutti difensore di Giovanni Puleo, e l’avvocato D’Obert, difensore di Antonio Tocchetti. L’avvocato di parte civile è De Marchi, il procuratore generale Pietro Trombi. A seguire il processo per il quotidiano «La Stampa» è Alberto Vigna.

Antonino D'Ignoti, fratello di Giovanni

Antonio Tocchetti, cognato di La Barbera

1°

Torino

Corte d’assise di Torino

03/07/1946 – 05/07/1946

11/04/1946

La Corte ha riconosciuto i tre imputati colpevoli dell’accusa di rapina continuata aggravata in relazione all'articolo 1° DLL 10 maggio 1945 numero 234 (3° capo d’imputazione), in essa assorbiti i crimini di violazione di domicilio o di sequestro di persona (capi d’imputazione 1° e 2°) e di omicidio continuato aggravato dal fine, esclusa l'aggravante delle sevizie e della crudeltà. Non viene riconosciuta l’accusa di occultamento di cadavere, dato che al momento dell’occultamento dei corpi le vittime non erano ancora morte. Antonio Tocchetti, cognato di Giovanni La Barbera, accusato di favoreggiamento, viene assolto, e si dichiara il non luogo a procedere nei confronti di Antonino D'Ignoti, fratello di Giovanni. La condanna è alla pena di morte mediante fucilazione.

Carcere Le Nuove, Torino

Il 29 novembre 1946 la prima sezione della Corte di cassazione di Roma rigetta il ricorso. Il presidente della Repubblica, Enrico De Nicola, respinge la domanda di grazia.